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LA RAPPRESENTANZA DI GENERE NEI CONSIGLI DI AMMINISTRAZIONE

LA RAPPRESENTANZA DI GENERE NEI CONSIGLI DI AMMINISTRAZIONE DELLE SOCIETA' QUOTATE, ossia UNA LEGGE CHE DISCRIMINANDO VUOLE EVITARE LE DISCRIMINAZIONI ...

Un articolo apparso il 7 gennaio 2020 su Il Sole 24 Ore, sulla rappresentanza di genere nei consigli di amministrazione delle società quotate (e nei collegi sindacali), mi ha dato lo spunto per scrivere un messaggio ad un amico avvocato, cogliendo l'occasione per fargli gli Auguri di Buon 2020.  Ne riporto uno stralcio.

"Buon Anno, innanzitutto,

Ti scrivo per l’argomento in oggetto, un po’ “scivoloso” e su cui si scatena da tempo un dibattito basato spesso sull’ipocrisia. 

Si è arrivati quindi ad emanare una legge che per evitare discriminazioni non fa altro che discriminare, con l’imposizione, di fatto, delle c.d. “quote rosa” nei consigli di amministrazione e nei collegi sindacali delle società quotate.

Un autentico paradosso. 

Personalmente, ritengo priva di senso questa disposizione normativa e prima ancora questo filone di pensiero che l’ha ispirata, disposizione che anziché premiare la persona in quanto tale vuole farlo coattivamente (a pena di sanzioni amministrative elevatissime) sulla base del sesso (pardon, del gender), prescindendo quindi dai meriti effettivi dalla persona in quanto tale. 

Ora si parte con le società quotate e quindi, se tanto ci dà tanto e se non si pone un argine, arriveremo gradualmente verso altre destinazioni con la stessa filosofia di fondo. 

Come sai, vivo tra le donne, sia in studio e sia a casa e non ritengo che possa essere tacciato di maschilismo, anche per la mia alta considerazione per il modo femminile.

Come ti ho detto più volte, sono anzi convinto che le donne in certi ambiti della vita abbiano una marcia in più degli uomini e che esistono donne veramente in gamba, che meritano per quel che valgono. 

Ma ritengo che imporre delle “quote” (rosa, fucsia o di altro gradevole colore) per ottenere in determinati ambiti una maggiore “rappresentazione” del presunto genere più discriminato sia di per sé una forma di discriminazione. Peraltro, del tutto irrazionale e folle, ma soprattutto ipocrita. 

Così come sono folli e irrazionali le quote-latte, le quote-arance, le quote-migranti, e via dicendo. 

Arriveremo ad imporre le quote-giovani, le quote-vecchi, le quote-poppanti, le quote - … ? (fermiamoci qui). 

Questa follia sembra solo all’inizio e anche per questo deve essere fermata, cercando di utilizzare un minimo di buon senso. 

Altrimenti, si salvi chi può !! 

Alla prossima."

 

Fabrizio Santi c/o Studio Santi & Associati ©  Gennaio 2020