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La PROVA dell’ESISTENZA di un’UNIONE

La prova dell’esistenza di un unione si può avere nelle difficoltà.

Così come nelle difficoltà emerge la vera natura delle persone: infatti, quando si è veramente nei guai, non si mente, non ci sono atteggiamenti e frasi di circostanza ed emerge la vera natura, al di là delle chiacchiere e dei comportamenti di facciata. Le difficoltà non li consentono.

In tali casi, possiamo vedere di che pasta è fatta una persona.

In questa grave emergenza, ormai non più solo domestica ma mondiale, abbiamo così la possibilità di valutare alcuni aspetti importanti che ci riguardano:

  • Come siamo governati a livello locale, nazionale e unionale (europeo)
  • Come si comporta la gente comune
  • Come vengono somministrate le informazioni dai c.d. media mainstream

E in questo nostro isolamento forzato abbiamo più tempo del solito per riflettere.

Nel numero di domenica 15 marzo 2020 de Il Sole 24 Ore è apparso un interessante articolo di Sergio Fabbrini intitolato “L’altro virus che infetta l’Europa”, di cui citiamo la prima parte:

 “Di fronte alla pandemia del Covid-19 che ha messo in ginocchio l’Italia, le leadership dei Paesi europei e quelle dell'Unione europea (Ue) hanno reagito come se la cosa non li riguardasse. La Francia e la Germania hanno ristretto l’esportazione di forniture mediche verso l’Italia (violando una regola del mercato unico), l’Austria e la Repubblica Ceca hanno bloccato i viaggi dall’Italia (violando un’altra regola del mercato unico), la presidente della Commissione europea ha aspettato 46 giorni prima di indirizzare un saluto di solidarietà agli italiani (per poi proporre un intervento di 25 miliardi che è poco più di un palliativo) e la presidente della Banca centrale europea ha detto che lo spread dei titoli italiani non è un suo problema (facendo crollare la nostra borsa).”

Sono frasi forti, che risultano sorprendenti nel quotidiano di Confindustria.

Se non citassimo la fonte, sembrerebbero pronunciate dal più agguerrito dei “sovranisti” ed “euroscettici”.

C’è in effetti da chiedersi se quella di cui facciamo parte è un’unione o cos’altro.

Prendiamo l’Austria che con il blocco di fatto del Brennero questa settimana ha cagionato una fila di Tir di oltre 90 km, creando un ulteriore problema alle nostre aziende che – loro malgrado – devono passare attraverso quel tratto di territorio austriaco tra l’Alto Adige e la Germania per l’export verso la Germania stessa e il Nord Europa. Di questi tempi ne sentivamo proprio il bisogno.

Quella stessa Austria che alla fine di dicembre dello scorso anno, in tempi non certo sospetti di “Coronavirus”, aveva fatto ostruzionismo sempre con il traffico dei Tir nel valico del Brennero con la “scusa” della riduzione dell’inquinamento.

Tali provvedimenti di restrizione dei trasporti internazionali, oltre a danneggiare l’Italia, non hanno solo un impatto sul Land del Tirolo ma a livello internazionale ed in barba al principio comunitario della libera circolazione delle merci.

In tutta franchezza, possiamo veramente dire che quella di cui facciamo parte è una vera Unione ?

Vorremmo una risposta positiva, ma facciamo fatica a trovarla.

Se una unione serve per sostenersi a vicenda, come all’interno di una comunità o di una famiglia, allora è nel momento del bisogno, delle difficoltà che possiamo constatare la prova dell’esistenza dell’unione stessa.

La Germania si autofinanzia, senza chiedere il permesso a nessuno, con la propria banca pubblica con un’iniezione nel circuito economico di quasi 600 miliardi di euro per sostenere imprese e famiglie e noi dobbiamo andare a bussare alla porta di Bruxelles con il cappello in mano per averne 25 e per giunta dopo aver sopportato le reazioni descritte nell’articolo de il Sole 24 Ore sopra citato.

“Il governo tedesco di grande coalizione, in un annuncio storico, ha promesso ieri [13 marzo 2020, n.d.t.] stanziamenti e interventi di dimensioni senza precedenti fino a quasi 600 miliardi, tramite strumenti innovativi mai visti prima, per assicurare questo ai cittadini: «in Germania nessuna azienda sana, di ogni dimesione e in ogni settore, chiuderà e nessun posto di lavoro verrà perso a causa del coronavirus».” 

“Il pacchetto annunciato ieri consiste, per una grossa fetta, di garanzie pubbliche - fino a 460 miliardi quelle disponibili dallo Stato federale e che possono essere aumentate di altri 93 miliardi - che verranno messe a disposizione della Kfw (la Cdp tedesca) per erogare credito tramite le banche alle aziende e risolvere crisi di liquidità.” (Fonte: Il Sole 24 Ore del 14.03.2020, articolo di Isabella Bufacchi).

La gente comune potrà constatare quindi se questa di cui facciamo parte è una Unione o qualcos’altro.

Ma potrà constatare anche il comportamento dei nostri governanti locali e centrali di fronte a tale emergenza, che avrà gravi ripercussioni sia in ambito economico che sociale.

 

Studio Santi & Associati © 15 Marzo 2020