COMPARAZIONE ITA/USA TRA ALIQUOTE DELL’IMPOSTA SUL REDDITO
Proviamo a comparare, nei limiti del possibile, le aliquote dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) con quelle della sua omologa statunitense (Individual income tax).
Per una comparazione del tutto indicativa, prendiamo un esempio: persona fisica senza carichi di famiglia e single, il cui reddito imponibile è pari a euro 75.000.
Per semplicità di comparazione, vogliamo inoltre considerare anche quanto segue:
- Supponiamo che il cambio Euro/USD sia 1:1
- Non teniamo conto delle addizionali regionale e comunale vigenti in Italia
- Non consideriamo alcuna deduzione né alcuna detrazione
- Teniamo conto delle aliquote in vigore nel 2018 in entrambi i Paesi
- Prescindiamo dalla tipologia di reddito e consideriamo che il reddito imponibile corrisponda ad un flusso finanziario effettivo
Di seguito vengono evidenziate le aliquote all’interno dei rispettivi scaglioni.
Calcoliamo le imposte:
ITALIA USA
Reddito imponibile 75.000 75.000
Imposta complessiva 25.420 12.440
Aliquota media 33,89% 16,59%
Reddito al netto dell’imposta 49.580 62.560
In termini percentuali, nell’esempio suddetto, l’aliquota media USA è inferiore alla metà di quella italiana.
Inutile dire che la differenza è notevole.
La progressività dell’imposta sul reddito vige in numerosi Paesi, ma le differenze di aliquote e dei relativi scaglioni, tra Paese e Paese, sono spesso di grande rilevanza.
Nella campagna elettorale per le Politiche 2018 si è parlato spesso di flat tax (“tassa piatta”) e quindi di imposta sul reddito con aliquota unica, che però confligge con il dettato costituzionale: infatti, l’articolo 53 della Costituzione prevede che “il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. E quindi, a stretto rigore, per applicare l’aliquota unica occorrerebbe modificare il suddetto dettato costituzionale e ciò appare piuttosto improbabile.
Ma il confronto tra flat tax ed imposta progressiva potrebbe fuorviare dal problema principale e cioè la consistenza stessa delle aliquote, che nel caso italiano appaiono con evidenza eccessive ed ormai insostenibili.
E ciò non solo in raffronto a quelle statunitensi, sia prima che dopo la Trump Tax Reform, ma anche in raffronto a quelle di altri Paesi con cui normalmente ci confrontiamo sul piano economico.
La Corte dei Conti di recente ha lanciato l’allarme sulla fuga inarrestabile dall’Irpef: obiettivamente, con le aliquote in vigore nel nostro “sistema tributario” c’è da stupirsene ?
Studio Santi & Associati © Febbraio 2018