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FLAT TAX o “SEMPLICE” RIDUZIONE DELLE ALIQUOTE?

Si parla sempre più spesso, di questi tempi, di flat tax (“tassa piatta”), argomento posto all’attenzione del pubblico nell’ultima campagna elettorale e oggetto di trattazione all’interno dell’attuale Governo.

Ma che cos’è questa flat tax ?

A stretto rigore, si tratta dell’imposta sul reddito con un un’unica aliquota, in contrapposizione a più aliquote per scaglioni di reddito.

Il comma 2 dell’articolo 53 della Costituzione prevede che “Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”

Com’è possibile quindi conciliare la flat tax con il dettato costituzionale ?

La cosiddetta “cedolare secca” è di fatto una forma di flat tax, che consente di sfuggire alla (eccessiva) progressività dell’imposta sul reddito, ma limitata ai canoni di locazione sulle unità abitative.

Ma stante l’attuale norma costituzionale sopra citata, è plausibile un’imposta sul reddito ad aliquota unica su tutte le altre tipologie di reddito ?

C’è chi ha ipotizzato sì l’unica aliquota ma con un sistema di deduzioni sulla base dell’entità del reddito, il che però comporta un’incidenza dell’imposta sul reddito di fatto progressiva.

In altri termini, con detta proposta si arriverebbe ad un’unica aliquota nominale (supponiamo il 20%), ma con diverse aliquote reali a seconda della situazione ed in particolare a seconda dell’entità del reddito.

Il che sarebbe una piena contraddizione della flat tax in senso stretto, ossia unica aliquota a prescindere dall’entità del reddito.

E’ come la flat tax a 3 o più aliquote: è l’equivalente logico dell’acqua asciutta o del ghiaccio bollente …

Ma allora non sarebbe più opportuno svincolarsi da un rigido concetto valido in campagna elettorale ma che nella realtà riduce il margine di manovra, per concentrarsi su effettivi rimedi di riduzione dell'incidenza dell'imposta sul reddito ?

Il problema non è avere o meno un’unica aliquota, con un problema di fondo di coerenza con il dettato costituzionale, bensì l’entità stessa delle aliquote reali prima ancora che nominali.

Chi si occupa professionalmente di dichiarazioni dei redditi sa benissimo che le aliquote reali il più delle volte sono ben superiori a quelle nominali, le quali sono già di per sé al di fuori della sostenibilità.

Ma anche al di fuori degli addetti ai lavori si percepisce benissimo il peso insostenibile dell’imposta sul reddito.

Se, per esempio, si ipotizzassero 3 aliquote (reali) sostenibili - il 15%, il 18% e il 20% per determinati e ben calibrati scaglioni di imposta - si rispetterebbe la progressività prevista dalla Costituzione e, con buona pace della flat tax in senso stretto, si avrebbe un’incidenza dell’imposta sul reddito accettabile e percepita come equa.

Ovviamente, in parallelo dovrebbe essere tagliata la spesa pubblica improduttiva e dovrebbero essere combattuti senza pietà gli enormi sprechi e le scandalose ruberie, coinvolgendo la collettività nel controllo della spesa stessa a partire da quella che sostiene il Comune in cui risiede.

Un sogno ?  Può darsi, ma a volte i sogni si avverano.

La realtà è che comunque la sostanziale riduzione delle aliquote risulta ormai indifferibile.

 

P.S.: per un interessante confronto di aliquote nominali tra ITA e USA si veda http://www.studio-santi.it/blog/fiscale-societario/comparazione-ita-usa-tra-aliquote-dell-imposta-sul-reddito/ 

 

Studio Santi & Associati © Settembre 2018