GLI AGGREGATI MONETARI M0 M1 M2 M3: DATI QUANTITATIVI DEL NOSTRO PAESE
GLI AGGREGATI MONETARI M0 M1 M2 M3: DATI QUANTITATIVI DEL NOSTRO PAESE
Approfondimenti e dati quantitativi:
Dalla seguente pubblicazione della Banca d’Italia, intitolata “La moneta in Italia dal 1861”, si apprendono tra l’altro numerosi dati quantitativi degli aggregati monetari denominati M0, M1, M2 e M3:
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2016-0328/QEF_328_16.pdf?language_id=1
Si riporta di seguito uno stralcio della “Tavola 1” relativa all’aggregato monetario M0 (cifre per esteso):
L’aggregato monetario italiano M0 nel 2014 è di oltre 170 miliardi di euro, ossia oltre 2 volte e mezzo l’importo del 2002, anno di introduzione dell’euro.
Si riporta di seguito anche uno stralcio della “Tavola 2” relativa agli aggregati monetari M0, M1, M2 (per ragioni di spazio, le cifre sono espresse in milioni di euro):
AGGREGATI MONETARI ITALIANI (M0, M1, M2)
In cifre per esteso, gli aggregati monetari nel 2014 sono i seguenti:
- M0: Euro 170.668.000.000
- M1: Euro 1.038.918.000.000
- M2: Euro 1.494.674.000.000
Inoltre, si riporta di seguito anche uno stralcio della “Tavola 3” relativa all’aggregato monetario M3 (per ragioni di spazio, le cifre sono espresse in milioni di euro):
AGGREGATO MONETARIO ITALIANO M3
In cifre per esteso, l’aggregato monetario M3 nel 2014 è pari ad euro 1.521.330.000.000
Infine, si riportano integralmente le note alle Tavole sopra citate.
Tavola 1. Aggregato M0
M0, un’espressione convenzionale per indicare gli strumenti monetari più liquidi, dal 1861 al 1998 è pari alla somma del circolante, dei vaglia cambiari emessi dalla Banca d'Italia e degli assegni circolari degli altri istituti di emissione. Dal 1999 M0 corrisponde alla circolazione definita a livello armonizzato nell’area dell’euro. Il circolante comprende le banconote emesse dagli istituti di emissione e le monete e i biglietti emessi dallo Stato, al netto delle banconote e delle monete nella “cassa contante” delle banche e di quelle nelle casse degli Istituti di emissione-Banca d’Italia. Il circolante include, a rigore, anche le monete estere la cui circolazione era ammessa e che circolavano in Italia (fenomeno rilevante durante l’appartenenza dell’Italia all’Unione monetaria latina tra il 1865 e il 1927). Dal 1926 la Banca d’Italia è l’unico istituto che emette banconote. Dal 1986 lo Stato ha cessato di emettere biglietti ed emette esclusivamente monete metalliche. Il circolante, come ricordato, dovrebbe escludere la cassa contante bancaria, nonché le banconote e le monete detenute dagli Istituti di emissione. Le banconote e le monete giacenti nelle casse degli Istituti di emissione-Banca d’Italia sono state sottratte dalla circolazione su tutto il periodo considerato. Dal 1861 al 1935 la cassa contante bancaria non è stata esclusa da M0 perché i dati non sono disponibili. Dal 1936 al 1961 la cassa contante è stata stimata ed esclusa dall’aggregato M0. Dal 1962 sono stati sottratti da M0 i dati della cassa contante comunicati dalle banche nelle segnalazioni statistiche di vigilanza. Dal 2002, con l'entrata in vigore dell'euro, la circolazione dei biglietti emessi dalla Banca d’Italia è quella indicata in bilancio, sulla base del criterio di ripartizione del 92 per cento dell’emissione totale dei biglietti dell’area dell’euro (Capital Share Mechanism, CSM). Questa quota di ripartizione è definita ‘emissione legale’ ed esclude i biglietti emessi dalle banche centrali per conto della Banca centrale europea (il residuo 8 per cento del CSM). La quantità dei biglietti emessi in base alla ripartizione di questo residuo 8 per cento è riportata, a partire dal 2002, nella colonna “Altre voci” della tavola 2. 16 La voce “vaglia e altri depositi minori” comprende strumenti non inclusi nella definizione di M0 in vigore dal 1999 con l’avvio della politica monetaria unica. Prima della creazione dell’area dell’euro, la voce comprendeva i vaglia cambiari emessi dalla Banca d'Italia e gli assegni circolari degli altri istituti di emissione. La colonna “Altro” della tavola 1 riporta valori per l’intervallo 1939-1954 e per gli anni successivi al 2002: dal 1939 al 1954, le informazioni sono parzialmente stimate e includono le cosiddette am-lire in circolazione; dal gennaio 2002, come già indicato sopra, è riportata in questa colonna la quota nazionale dell’8 per cento della produzione di banconote realizzata per conto della Banca centrale europea.
Tavola 2. Aggregati M1 e M2
M1 è dato dalla somma di M0, dei depositi bancari a vista e in c/c e dei c/c postali. La colonna “Altre voci” raggruppa i vaglia cambiari, altri depositi minori e la colonna “altro” della tavola 1. Nell’Ottocento i depositi bancari a vista e in conto corrente comprendono le voci seguenti: depositi in conto corrente, conti correnti agrari, conti correnti passivi, e i conti correnti di corrispondenza. Questi ultimi includono fino al 1936 anche quelli con le banche (non solo quelli con la clientela); successivamente, la disponibilità delle informazioni consente di considerare solo i conti correnti di corrispondenza con la clientela. I depositi bancari a vista e in conto corrente provengono, dal 1861 al 1889, da De Mattia (1967; in particolare dalla tavola 22 con i dati distinti per categoria di aziende di credito). Dal 1890 al 1936 la fonte è Cotula et al (1996), in particolare la tav. 12, “Attività liquide”, pp. 98-99. I dati non includono gli istituti di credito speciale. Dal 1937 al 1947 si attinge a Cotula (1998), in particolare alla tavola ‘Moneta e attività liquide’ (tav. 12, pp. 6845, di fonte Bollettino Banca d’Italia; on line sul sito della Banca d’Italia (Statistiche storiche/Moneta, banche e finanza, tabelle tratte dai volumi della Collana storica della Banca d’Italia). Dal 1948 al 1998 i dati sono tratti da Gaiotti (2000). Dal 1999 si seguono le definizioni armonizzate dell’area dell’euro. M2 è dato dalla somma di M1, dei depositi a risparmio, dei libretti e degli altri depositi postali e bancari. La colonna sui depositi a risparmio/depositi con durata prestabilita include, fino al 1998, i depositi a risparmio liberi e vincolati e i buoni fruttiferi bancari. Dal 1982 comprende anche i certificati di deposito fino a 18 mesi. Dal 1999 include anche i certificati di deposito da 18 a 24 mesi, in precedenza esclusi dall’aggregato M2. La colonna “altri depositi postali e bancari/ depositi rimborsabili con preavviso” comprende i libretti postali (liberi e vincolati) e, dal 1999, i depositi bancari a risparmio liberi e i depositi rimborsabili con preavviso fino a tre mesi. Dal 1999 sono inclusi tra i depositi rimborsabili con preavviso fino a tre mesi anche i buoni postali fruttiferi. In sintesi, l’avvio della politica monetaria unica nel 1999 ha comportato, rispetto al 1998, una forte discontinuità di M2, riconducibile a quattro elementi: il passaggio delle statistiche dal “campione Studi” all’universo delle banche; un allargamento del settore detentore di moneta; la considerazione dei certificati di deposito fino a 24 mesi; l’inclusione dei buoni postali fruttiferi (cfr. Angelini et al. 2000, Tavola C).
Tavola 3. Aggregato M3
La tavola contiene l’aggregato monetario M3, insieme agli aggregati M0, M1 e M2 descritti nelle tavole 1 e 2. L’aggregato M3 è stato introdotto con la politica monetaria unica;
include M2, i pronti contro termine passivi, le quote emesse dai fondi comuni monetari, le obbligazioni bancarie fino a due anni. M3 non esisteva in Italia prima del 1998, ma abbiamo ricostruito alcune sue voci per gli anni precedenti. Altri aggregati monetari, meno liquidi di quelli compresi in M2, erano inclusi nella voce ‘Attività Liquide’, che comprendeva i pronti contro termine, i certificati di deposito tra 18 e 24 mesi, i buoni postali fruttiferi ordinari e a termine e anche i Buoni del Tesoro emessi dallo Stato (BOT e BTE).
Documento elaborato da Studio Santi & Associati _ Novembre 2017