L'INSOSTENIBILE OTTIMISMO DEL MINISTRO DELL'ECONOMIA
“Nel corso della legislatura che si va esaurendo l’Italia è stata messa in sicurezza: la ripresa economica si è rafforzata e il ritmo di crescita ha raggiunto quello di altri Paesi europei, il rapporto debito-Pil si è stabilizzato e nel 2015 ha fatto registrare una flessione per la prima volta dopo sette anni di crescita ininterrotta, il rapporto deficit-Pil è in costante contrazione contribuendo alla credibilità internazionale che si traduce in minore spesa per interessi”.
E’ quanto ha scritto il Ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan nel suo intervento del 13 gennaio 2018 su Il Sole 24 Ore.
Il debito aumenta, il rapporto debito/PIL aumenta, ma il ministro si concentra sul rapporto deficit/PIL, che ovviamente è solo un aspetto del panorama complessivo. Visto a se stante ed avulso dagli altri dati macroeconomici è invece fuorviante.
Infatti, come si possa far trasparire questo ottimismo con un debito pubblico che aumenta in modo spaventoso, che è composto sempre più da titoli di Stato la cui durata media aumenta di anno in anno [1], in presenza di un rapporto debito pubblico/PIL in aumento progressivo, non ci è dato sapere.
Basti considerare che:
- Il debito pubblico in percentuale del PIL in dieci anni, dal 2006 al 2016, è passato dal 106,51% al 132,60%: quindi con un aumento di oltre 26 punti percentuali.
- Il debito pubblico, sempre nei dieci anni suddetti, è passato da 1.582.009 di milioni di euro a 2.218.471 di milioni di euro: quindi con un aumento di oltre il 40%
- Il PIL, ancora nei dieci anni suddetti, è passato da 1.485.377 di milioni di euro a 1.680.523 di milioni di euro: quindi con un aumento di poco più del 13%
Diamo uno sguardo alla tabella (dati in milioni di Euro):
Nonostante ciò, il ministro è contento che il rapporto deficit/PIL “si è stabilizzato e nel 2015 ha fatto registrare una flessione per la prima volta dopo sette anni di crescita ininterrotta”.
Peccato però che si è “dimenticato” di scrivere che in 10 anni il debito pubblico è cresciuto di oltre il 40% e il PIL solo del 13%!
Da un ministro “tecnico” ci saremmo attesi un’informazione obiettiva anche se siamo in campagna elettorale.
Di seguito si riporta il grafico che rappresenta la variazione percentuale del PIL italiano e dell’Unione Europea a prezzi costanti rispetto all’anno precedente (Fonti Eurostat e Istat).
Francamente non riusciamo a condividere l’ottimismo del ministro sui nostri dati macroeconomici, nonostante “la costante contrazione” del “rapporto deficit-PIL”.
Infine, a proposito di deficit, riportiamo un interessante precisazione.
(Fonte: businesspeople.it) Si parla di deficit per indicare il disavanzo , cioè la differenza tra le entrate e le uscite quando le seconde sono superiori alle prime, altrimenti si sarebbe in presenza di un avanzo. In base alle regole di bilancio europee, introdotte con il Patto di stabilità e crescita nel 1997, con l’obiettivo di armonizzare le politiche di bilancio dei Paesi che sarebbero poi andati a formare l’Eurozona, la spesa annuale di uno Stato non deve essere superiore alle sue “entrate”, cioè il Pil, di più di 3% di quest’ultimo. Detto in termini ancora più semplici, se la ricchezza prodotta da un Paese in un certo anno equivale a 100 miliardi, la sua spesa non può superare i 103 miliardi.
Il tetto del 3% nel rapporto deficit-Pil è stato introdotto, come detto, con il Patto di stabilità ma compare per la prima volta nel Trattato di Maastricht del 1992. È infatti uno dei famosi parametri di Maastricht .
Studio Santi & Associati © Gennaio 2018