Mobile Menù
Home » BLOG » MACROECONOMIA » IL BLOCCO DELLA LIQUIDITA’

IL BLOCCO DELLA LIQUIDITA’

06.06.2020.

La mancanza di tempestività negli interventi di carattere economico nell’”emergenza Covid-19” induce a porsi una domanda: “in quale altro modo il Governo avrebbe potuto agire ?”.

A cui aggiungiamo: “e come potrebbe porvi rimedio?”

E’ inutile premettere che gli interventi, contenuti in ben 3 decreti legge, di cui l’ultimo ancora da convertire nei 60 giorni successivi alla sua pubblicazione non sono stati tempestivi e che nonostante siano stati veicolati da un provvedimento normativo d’urgenza (qual è il decreto legge) alcuni siano ancora “lettera morta” in mancanza dei relativi provvedimenti di attuazione (si pensi alla cedibilità dei crediti di imposta, tra cui quelli sui canoni di locazione, e i contributi a fondo perduto).

Ora, lasciando da parte l’adeguatezza o meno di tali interventi, proviamo a concentrarci sulla tempestività degli stessi.

Chi ha un minimo di esperienza nella gestione di un’azienda, di uno studio professionale, di un ente anche non commerciale, sa benissimo che l’interruzione del flusso di liquidità, il famoso “cash flow”, crea problemi gestionali e che il fattore tempo è essenziale.

Quel fattore tempo che al Governo in carica non sembra importare molto, a cui non sembra dare particolare peso.

Mentre ogni giorno che passa una parte importante della popolazione si impoverisce sempre più.

Il blocco del flusso della liquidità senza un rimedio efficace e tempestivo è fatale per ogni organizzazione, grande o piccola che sia.

Dal punto di vista politico, il peso che si dà alla propaganda sulle azioni eseguite e da eseguire può rientrare in una certa logica, ma trattasi di una spiegazione non di una giustificazione.

Ma la scarsa attenzione per gli aspetti pratici ed applicativi, che in questo momento sono essenziali per dare aiuto ad aziende agonizzanti, restando nell’ambito della buona fede non ha una spiegazione e men che meno una giustificazione.

Qui non si tratta di gestire una manovra fiscale di fine anno, come qualcuno ha equivocato forse in mala fede,  ma di affrontare un’emergenza economica (quella sanitaria non la trattiamo in questa sede) che non ha precedenti storici ed è di una gravità enorme.

Quindi emanare provvedimenti di carattere economico in decreti legge tra loro scarsamente coordinati e senza una visione di insieme e demandandone l’applicazione pratica a successivi provvedimenti attuativi, alcuni dei quali alla data in cui scriviamo non ancora predisposti e pubblicati, non è il modo migliore di affrontare un’emergenza di questa portata.

Fa rabbia dover leggere che i nostri maggiori partner europei, in particolare la Germania, e al contempo nostri maggiori competitori sul piano economico, abbiano inondato il proprio circuito economico di liquidità, mentre da noi il flusso è parzialmente bloccato e a dirla tutta piuttosto “stitico”.

Sappiamo che dal punto di vista meramente finanziario il meccanismo di afflusso della liquidità verso le aziende risente del “filtro” delle banche, che ovviamente fanno il loro mestiere e che devono muoversi entro maglie strette senza avere peraltro alcuna responsabilità politica.

La disintermediazione bancaria con strumenti quali il crowdfunding, sebbene siano efficaci in alcune circostanze e senz’altro interessanti, non può costituire allo stato attuale ed in questa situazione una valida alternativa alle banche per l’approvvigionamento della liquidità aziendale, almeno per la stragrande maggioranza dei casi.

La stessa FCA (Fiat Chrysler Automobiles) ha fatto ricorso ad un'enorme linea di credito bancario peraltro assistita da un'ampia garanzia statale.

Il Governo ha optato, opportunamente, quindi anche per la circolazione dei vari crediti di imposta, che qualcuno ha ribattezzato “moneta fiscale”.

In effetti, è di questo che si tratta e cioè della cedibilità di taluni crediti verso l’Erario come se fossero moneta e quindi liquidità aggiuntiva a quella normale.

Ma se è di questo che si tratta, perché si deve attendere così a lungo per farla fluire ?

Qual è il motivo per cui il Governo non impone un termine stretto facendo pressione su chi ha l’onere di attuare tale flusso ?

Chi ha la responsabilità politica di farlo se non il Governo ?

Gira e rigira ritorniamo quindi al punto iniziale: la mancata tempestività negli interventi economici, ossia, in termini pratici, la liquidità da far affluire in quantità adeguata e in tempi rapidissimi (di tempo se n’è perso sin troppo) al circuito economico.

A quel circuito economico che – piaccia o meno – “manda avanti la baracca”, ossia crea e mantiene l’occupazione e apporta gettito fiscale.

Ha un senso sabotare tale circuito ?